Digitalizzazione della PA
L’obiettivo è rendere la Pubblica Amministrazione la migliore “alleata” di cittadini e imprese, con un’offerta di servizi sempre più efficienti e facilmente accessibili.
Per fare ciò, da un lato si agisce sugli aspetti di “infrastruttura digitale”, spingendo la migrazione al cloud delle amministrazioni, accelerando l’interoperabilità tra gli enti pubblici, snellendo le procedure secondo il principio “once only” (secondo il quale le pubbliche amministrazioni devono evitare di chiedere a cittadini ed imprese informazioni già fornite in precedenza) e rafforzando le difese di cybersecurity. Dall’altro lato vengono estesi i servizi ai cittadini, migliorandone l’accessibilità e adeguando i processi prioritari delle Amministrazioni Centrali agli standard condivisi da tutti gli Stati Membri dell'Unione Europea.
Per rendere tutto questo realmente funzionale alla transizione digitale del paese, questi interventi sono accompagnati da inizative di supporto per l’acquisizione e l’arricchimento delle competenze digitali.
In particolare sono previsti sette principali investimenti.
Infrastrutture digitali (900 mln)
La trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione (PA) segue un approccio “cloud first”, orientato alla migrazione dei dati e degli applicativi informatici delle singole amministrazioni verso un ambiente cloud. Un cambiamento che porterà a servizi più sicuri e integrati.
Il processo consentirà di razionalizzare e consolidare molti dei data center oggi distribuiti sul territorio, a partire da quelli meno efficienti e sicuri. Ad oggi, il 95% dei circa 11mila data center utilizzati dagli enti pubblici italiani presenta carenze nei requisiti minimi di sicurezza, affidabilità, capacità elaborativa ed efficienza.
Per le amministrazioni centrali vuol dire adottare uno di due modelli: migrare sul Polo Strategico Nazionale – PSN, una nuova infrastruttura dedicata cloud (completamente “privata” o “ibrida”), localizzata sul territorio nazionale e all’avanguardia in prestazioni e sicurezza, oppure migrare sul cloud “public” di uno tra gli operatori di mercato opportunamente certificati.
Abilitazione e facilitazione migrazione al cloud (1 mld)
Per accompagnare la migrazione della PA centrali e locali al cloud, è previsto un programma di supporto e incentivo per trasferire basi dati e applicazioni, in particolare rivolto alle amministrazioni locali.
Le amministrazioni potranno scegliere all’interno di una lista predefinita di provider certificati secondo criteri di adeguatezza rispetto sia a requisiti di sicurezza e protezione, sia a standard di performance. Il supporto alle amministrazioni che aderiranno al programma di trasformazione sarà realizzato con “pacchetti” completi che includeranno competenze tecniche e risorse finanziarie.
In una logica di vera e propria di “migration as a service” si aiuteranno le amministrazioni nella fase di analisi tecnica e di definizione delle priorità, con risorse specializzate nella gestione amministrativa, nella contrattazione del supporto tecnico esterno necessario all’attuazione e nell’attività complessiva di project management per tutta la durata della trasformazione.
Per facilitare l’orchestrazione di questa significativa mole di lavoro è stati creato un team dedicato a guida MITD, incaricato di censire e certificare i fornitori idonei per ogni attività della trasformazione e, successivamente, di predisporre “pacchetti”/moduli standard di supporto (che ogni PA combinerà a seconda dei propri bisogni specifici).
Per le PA locali minori, che non hanno la massa critica per una gestione individuale, verrà resa obbligatoria l’aggregazione in raggruppamenti ad hoc per l’esecuzione dell’attività di migrazione. La transizione al cloud è funzionale anche allo sviluppo di un ecosistema di imprese e startup in grado di integrare e migliorare l’offerta e la qualità di prodotti software per la PA.
Dati e interoperabilità (650 mln)
Il gap digitale della PA italiana si traduce oggi in ridotta produttività e spesso in un peso non sopportabile per cittadini e imprese, che debbono accedere alle diverse amministrazioni come silos verticali, non interconnessi tra loro.
La trasformazione digitale della PA si prefigge di cambiare l’architettura e le modalità di interconnessione tra le basi dati delle amministrazioni. Avere banche dati pubbliche che parlano tra loro, contribuisce a un risparmio economico, per le amministrazioni, e di tempo, per i cittadini.
La creazione di un unico profilo digitale, fa sì che le amministrazioni abbiamo a disposizione le informazioni sui cittadini “una volta per tutte”, siano a disposizione “una volta per tutte” per le amministrazioni in modo immediato, semplice ed efficace. La piena interoperabilità dei dataset della PA comporterà un esteso utilizzo dell’identità e del domicilio digitale, scelto liberamente dai cittadini.
In particolare l'investimento prevede 2 misure
- Sviluppare una Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND) per garantire l'interoperabilità dei dati pubblici, permettendo così agli enti di erogare servizi in modo sicuro, più veloce ed efficace e ai cittadini di non fornire nuovamente informazioni che la PA già possiede.
- Facilitare l’implementazione dello “Sportello Digitale Unico” (Single Digital Gateway), ovvero supportare l’attuazione del regolamento europeo che ha l’obiettivo di uniformare l’accesso ai servizi digitali in tutto i Paesi membri dell'UE.
Servizi digitali e cittadinanza digitale (2,01 mld)
La trasformazione dell’architettura digitale della PA, dal cloud all’interoperabilità dei dati, è accompagnata da investimenti mirati a semplificare la vita digitale dei cittadini, attraverso migliori servizi pubblici.
L'investimento prevede 6 misure:
- Migliorare l'esperienza dei servizi pubblici digitali definendo e promuovendo l’adozione di modelli collaudati e riutilizzabili per la creazione di siti internet e l’erogazione di servizi pubblici digitali.
- Migliorare l'accessibilità dei servizi pubblici digitali attraverso la diffusione di strumenti e strategie condivise: da test di usabilità ad attività di comunicazione e disseminazione passando per lo sviluppo di kit dedicati e altro.
- Accelerare l'adozione di pagoPA, la piattaforma digitale per i pagamenti verso le Pubbliche Amministrazioni, e dell’app IO quale principale punto di contatto tra Enti e cittadini per la fruizione dei servizi pubblici digitali.
- Favorire l'adozione dell’identità digitale (Sistema Pubblico di Identità Digitale, SPID e Carta d'Identità Elettronica, CIE) e dell'Anagrafe nazionale della popolazione residente (ANPR).
- Sviluppare e implementare la Piattaforma notifiche digitali degli atti pubblici, l’infrastruttura che le PA utilizzeranno per la notificazione di atti amministrativi a valore legale verso persone fisiche e giuridiche, contribuendo ad una riduzione di costi e tempo per cittadini ed enti.
- Promuovere l'adozione di Mobility as a Service (MaaS) nei comuni per digitalizzare il trasporto locale e fornire ai cittadini un'esperienza di mobilità integrata: dalla pianificazione del viaggio ai pagamenti.
Cybersecurity (620 mln)
Nel suo complesso, la digitalizzazione aumenta il livello di vulnerabilità della società da minacce cyber su tutti i fronti: ad esempio frodi, ricatti informatici o attacchi terroristici.
Italia digitale 2026 contiene importanti misure di rafforzamento delle nostre difese cyber, a partire dalla piena attuazione della disciplina in materia di “Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica”. Gli investimenti sono organizzati su quattro aree di intervento principali. In primo luogo, sono rafforzati i presidi di front-line per la gestione degli alert e degli eventi a rischio intercettati verso la PA e le imprese di interesse nazionale.
In secondo luogo, sono costruite o rese più solide le capacità tecniche di valutazione e audit continuo della sicurezza di apparati elettronici e applicazioni utilizzati per l’erogazione di servizi critici da parte di soggetti che esercitano una funzione essenziale.
Inoltre, si investe nell’immissione di nuovo personale sia nelle aree di pubblica sicurezza e polizia giudiziaria, dedicate alla prevenzione e investigazione del crimine informatico diretto contro singoli cittadini, sia in quelle dei comparti preposti a difendere il Paese da minacce cibernetiche.
Sono poi irrobustiti gli asset e le unità incaricate della protezione della sicurezza nazionale e della risposta alle minacce cyber.
Digitalizzazione delle grandi amministrazioni centrali (610 mln)
Le grandi amministrazioni centrali giocano un ruolo fondamentale nell’offerta di servizi pubblici. Spesso però i processi dietro questi servizi sono ancora inefficienti e non digitali. La trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione passa quindi attraverso interventi mirati a digitalizzare le grandi amministrazioni centrali.
In particolare sono coinvolte le seguenti amministrazioni:
INPS (180 milioni): revisione di sistemi e procedure interne, nonché l'evoluzione dei punti di contatto digitali.
Ministero della Giustizia (133,2 milioni): digitalizzazione degli archivi relativi ai procedimenti civili dei Tribunali ordinari, delle Corti d'Appello e degli atti giudiziari di Cassazione, creazione di un Data Lake per l’estrazione e l’organizzazione degli orientamenti giurisprudenziali, di analisi statistiche avanzate, anche sulla base di dati non strutturati contenuti nei documenti, per monitorare l'efficienza e l'efficacia del sistema giudiziario ed ottimizzare la gestione dei tempi di istruttoria.
INAIL (116 milioni): digitalizzazione dei processi e dei servizi istituzionali e adozione di un digital workplace.
Ministero dell'Interno (107 milioni): digitalizzazione dei servizi al cittadino e dei processi interni, sviluppo di applicazioni e sistemi gestionali interni e riqualificazione delle capacità digitali del personale.
Ministero della Difesa (42,5 milioni): consolidamento dell’infrastruttura digitale, potenziamento della sicurezza delle informazioni e migrazione delle applicazioni legate alla gestione del personale verso un paradigma open source.
Guardia di Finanza (25 milioni): il progetto si prefigge di applicare nell’azione di prevenzione e contrasto agli illeciti economico finanziari la Data Science, con l’intento di evolvere, mediante l’introduzione di algoritmi di intelligenza artificiale e modelli di analisi predittiva e prescrittiva, i sistemi informativi operativi del Corpo.
Consiglio di Stato (7,5 milioni): potenziamento del sistema informativo della Giustizia Amministrativa mediante l’implementazione di un sistema di conservazione a norma per la custodia dei documenti giurisdizionali, di un Data Warehouse con funzionalità evolute di Business Intelligence per analisi statistiche georeferenziate e predittive, applicazioni di Intelligenza Artificiale per l’efficientamento dei processi di lavoro e l’innalzamento dei livelli di sicurezza informatica.
Competenze digitali di base (200 mln)
Per non rimanere incompiuta la trasformazione digitale di infrastrutture e servizi della PA deve essere inclusiva.
Italia digitale 2026 prevede iniziative di supporto alle competenze digitali dei cittadini: sia per dare a tutti le stesse opportunità, sia per completare il percorso verso un Paese realmente digitale. Lo scopo è di garantire un sostegno robusto e pervasivo al compimento del percorso di alfabetizzazione digitale. In questo ambito il Piano nazionale di ripresa e resilienza nel suo complesso prevede diverse linee di azione, tra loro sinergiche, che coprono tutti gli snodi del percorso educativo.
L'investimento prevede 2 misure:
- Sviluppare l'iniziativa “Servizio civile digitale”, finalizzata, tra le altre cose, alla formazione di circa 9.700 volontari e al coinvolgimento di 1 milione di cittadini beneficiari di attività di facilitazione digitale e di educazione digitale.
- Ampliare l’esperienza dei "Centri di facilitazione digitale", punti di accesso fisici, solitamente situati in biblioteche, scuole e centri sociali, che forniscono ai cittadini formazione sia di persona che online sulle competenze digitali al fine di supportare l’inclusione digitale.